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°Taumos Ellenis°

Ultimo Aggiornamento: 27/11/2013 15:31
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Città: ACCIANO
Età: 36
Sesso: Femminile
27/11/2013 15:27
 
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Taumos Ellenis
Età: 19
Capelli: Castani
Occhi: Castani
Altezza: 1,74 m.


Descrizione Fisica: Ragazzo nobile, dai portamenti raffinati ed eleganti, come la sua stessa figura. Capelli che si prolungano per tutta la figura del collo, castani come gli occhi. Perfettamente lisci. Lineamenti del viso normali, contornati da sopracciglia disegnate quasi, sempre castane. Pare leggero, fragile, ma quell'apparenza nasconde una corporatura ben definita e muscolosa al punto giusto, senza esagerare. Impossibile beccarlo con qualche peletto di più nel viso.

Terre di Provenienza: Principato di Zanna Dorata

Descrizione Caratteriale:
Di origini nobili, è sempre stato ben educato. Difficile che lo si trovi facendo qualcosa che non segua l’ordine e la giustizia. Attento, scrupoloso, è tanto gentile e onesto da poter sembrare ingenuo, ma così non è: la furbizia e l’astuzia sono dalla sua parte, con esse può far finta di non essere gentile, così come ingannare, sempre ovviamente seguendo quella linea giusta e buona. Incarna in se ogni cosa che distingue un cavaliere: determinazione, coraggio. Fiero delle sue origini, compie qualunque azione con quel fare raffinato ed elegante che gli piace tanto. Ci mette del suo in ogni cosa: gli piace essere originale ed unico, anche se di certo non andrebbe a vantarsi con il prossimo, ma più per una cosa interiore. In poche parole: un cavaliere.

Allineamento: Positivo - Legale.

- Cronaca -
Nacque sotto la protezione della ricca casata degli Ellenis, nuova in quelle terre, ma non per questo poco pronta a mantenere il suo nome. Sotto l’ausilio e gli insegnamenti dei tutori, divenne ciò che è: un cavaliere, interiormente come esteriormente. Perché non pensate che sia stato facile crescere, soltanto perché all’interno di un’ambiente nobile e cortese: dovette affrontare la durezza e la serietà con la quale imparò le nozioni del buon nobile, così come le nozioni del buon guerriero, del buon cavaliere. Eppure forse furono quei metodi duri ad averlo reso così “perfetto”, come si intende lui. Quelle nozioni lo indussero a una mentalità “sempre presente”, pronta all’azione, coraggiosa e determinata, senza giudicare un libro dalla sua copertina. Fino ai dodici anni, conobbe quei modi eleganti e raffinati: gli venne insegnata la galanteria e la cortesia, affidandogli quei principi gentili e giusti. Ma dai dodici anni in poi gli venne assegnata anche un’altra categoria di insegnamenti: cominciò a usare la spada. Di certo, non poteva essere un buon spadaccino fin dall’inizio, anzi, soltanto i suoi tutori conobbero quali strafalcioni imparò pian piano a rimpiazzare con colpi e fendenti ben designati. E poi ormai, aveva instillato in se quella fiducia e quell’ardore della determinazione, principi che non poco l’hanno aiutato nell’avere un controllo buono sulla spada. Non conobbe particolari eventi, se non quelle battute di caccia che pian piano cominciò persino a guidare. Il suo primo vero combattimento, lo vinse. Fu contro suo stesso padre. Lui non la ritiene tutt’ora una vittoria, in quanto il suo avversario, dopo pochi colpi che riuscì tranquillamente a parare, se ne andò dal loco lasciando a lui la vittoria. In realtà non li vide tante volte i suoi genitori, se non qualche volta al mese. Così lasciò quel dubbio a qualche impegno che magari aveva preso alla sprovvista suo padre. Crebbe felice, fiero di quei modi, onorevole e soprattutto fiducioso in un mondo simile, anche con l’arrivo degli “Altri”. Non rammentò mai niente, mai si voltò indietro. Avanti, sempre avanti. Mai una sfida lasciò in parità, ne in una competizione si arrese. La sua vita, lui la considerava e la considera tutt’ora piena. Contento di proteggere le persone, la sua casata, la sua patria. Questo… fino ai diciotto anni. Anche lui perse il sorriso, quel giorno.

Gli “Altri” avanzavano, senza alcuna sosta. Tutto veniva distrutto, dinnanzi al loro passaggio. Pareva… pareva che niente li potesse fermare. A Taumos piaceva informarsi sugli avvenimenti che riguardavano anche il mondo, e non solo la sua casata. Di certo, dava la priorità a questi ultimi, però, la notizia dell’avanzata di quegli esseri oscuri, pareva più importante di tutto. Questo perché… perché fu chiamato alle armi. Ogni cavaliere , avrebbe risposto a quella chiamata. Lui non fu da meno. Lui decise di combattere. A quale prezzo però, decise la sua via. La sua corte… coloro che conosceva, tutti quanti, anziché prendere la decisione di rimanere, fuggirono verso Ovest, lasciandolo solo. Privandolo di quello stesso ambiente a cui mai era stato viziato, ma nella quale tanto trovava onore e lealtà. Si separò. I genitori, nemmeno li vide. Soltanto uno dei suoi tutori, volle salutarlo. Perché se anche loro erano cavalieri, loro dipendevano dalla corte, non ne facevano parte. E se questa decide di spostarsi, loro la devono seguire. Invece lui… lì, in prima linea. La spada che splendeva del bagliore del giorno, l’aria afosa che lo circondava. La terra tremava, sotto quei passi pesanti. Il rumore del metallo che copriva gran parte dei suoni che giungevano alle sue orecchie. L’aveva immaginata, una simile visione. Mai l’aveva vista, ma pensata, desiderata, si. Era quello il momento che tanto aspettava: avrebbe combattuto per se, per la sua casata, per il suo onore… per la patria. Per tutto ciò che era abituato a vedere. Eppure…

"Un fendente, mirando al petto dell'avversario...
Ma un soldato, cadde alla mia destra.
Un affondo dritto al diaframma del demone...
Ma un soldato, cadde alla mia sinistra.
Uno sgualembro effettuato per prendere alla sprovvista il nemico...
Ma un soldato, cadde dinnanzi a me.

E allora dovetti mettermi in guardia... perchè ero rimasto solo."


Ma fu una battaglia persa in partenza. Non ci fu verso di vincere. Soltanto il sacrificio di Amaranta, lo graziò. Vide i suoi nemici andarsene… come quella volta, con suo padre. Ancora una volta la vittoria gli era stata data, non meritata.

Niente da dire, se non che si è allenato tutti i giorni, ha affinato la sua arte con la spada, così come la sua arte nobile. Ed ora, un anno dopo, quell’ardore lo costringe a non mollare. E neanche lo desidera, arrendersi. Vuole, brama che la sua spada possa proteggere chiunque, che quell’odore acro del sangue non l’abbia inspirato invano, quel giorno. La determinazione, il coraggio, e pure il sorriso, ancora costituiscono la sua normalità.
Che coloro che sono periti durante quella guerra, non piangano, ne si disperino: lui, da cavaliere, si è fatto carico di quelle vite, con l’obiettivo di diventare tanto agile, elegante, forte da dare a loro un buon riposo, nella pace eterna. Ogni spada non sia stata sguainata invano, ogni freccia non sia stata scoccata inutilmente, il giusto sempre trionfa.

"Ci dissero che era urgente partecipassimo alla battaglia. A tutti fu chiesta la stessa cosa. Eppure, non tutti reagirono allo stesso modo. Gli insegnamenti mi permisero di tenere la mia fermezza, ma ci fu chi pianse, e chi preoccupato si mise ad urlare. Allora, capii che era una cosa che potevo fare solo io."
[Modificato da =Elwing= 27/11/2013 15:31]
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